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RADIOMARELLI RD 200:

UNA PICCOLA GRANDE RADIO

 

 

Questo piccolo ricevitore, pur conservando le rotondità tipiche degli anni 50 e il suo design conserva ancora un aspetto avanguardistico. Il mobiletto è in bakelite marrone, mentre la griglia dell’altoparlante è colore bianco avorio; a conferire modernità all’aspetto è l’inglobamento della piccola ma dettagliata scala parlante proprio nella parte bassa di suddetta griglia. Il contrasto tra la bakelite marrone e bianca conferisce, a questa piccola radio, una sensazione, riscontrata anche reale, di solidità e compattezza. Ai fianchi esterni del mobiletto si trovano grandi e ben sagomate le manopole dei comandi accensione/volume e sintonia.

 

DESCRIZIONE DEL CIRCUITO

 

Un’importante innovazione di quei tempi è presente in questo modello: l’adozione del cablaggio a circuito stampato. Il ricevitore è un supereterodina con la sola banda delle OM. L’antenna è composta da un aereo esterno in parallelo con un avvolgimento su ferrite all’interno. Le valvole che troviamo sono la 35W4 come rettificatrice, la 12BE6 come oscillatrice/convertitrice, la 12BA6 come amplificatrice di MF, la 12AT6 come rivelatrice e la 50B5 come amplificatrice di BF. Per l’ alimentazione c’è il classico autotrasformatore con entrate da 110 a 220 volt, inoltre l’alimentazione delle valvole è in serie, caratteristiche molto comuni per questa categoria di piccoli ricevitori detti anche “da comodino”.

 

RESTAURO

 

La radio, benché non funzionante, si è presentata per la prima volta ai miei occhi in ottimo stato e conservata molto bene, simbolo della cura con cui era stata tenuta dal proprietario precedente. Il coperchio posteriore compone quasi la metà dell’intero mobiletto. La prima cosa che mi ha colpito è stata la soluzione a “scoccca portante”, ossia l’alimentatore ed il trasformatore d’uscita ubicati e fissati al telaio ai fianchi dell’altoparlante, soluzione alquanto pratica per la presenza del circuito stampato. I cablaggi per collegare ad essi lo stampato sono a filo saldato su degli appositi portacomponenti per stampati. Per permettere l’estrazione del circuito ho provveduto a dissaldare quanto descritto in precedenza.  Esso è poggiato ai fianchi del mobiletto tramite due slitte laterali, risultando alquanto agevole la rimozione. Per prima cosa ho provveduto a dissaldare, servendomi del succhiastagno, il grosso doppio condensatore verticale; l’operazione è stata alquanto delicata per evitare il surriscaldamento e conseguente distacco delle piste ramate dello stampato. Ho preferito adottare la tecnica del saldatore al massimo del calore ma per brevissimo tempo, affinchè non vi fosse il tempo necessario per la propagazione del calore alla basetta circostante. Con pazienza da certosino, sono riuscito a dissaldare il condensatore senza compromettere l’integrità del circuito. Dove erano ubicati i contatti, ho provveduto ad inserire dei portacomponenti per stampato aventi la funzione di ancoraggio per i nuovi condensatori, onde evitare, speriamo nel più lungo tempo possibile, di rifare nuovamente dissaldature direttamente sullo stampato per la sostituzione dei condensatori. Il vecchio condensatore verticale, è stato opportunamente svuotato per assolvere la nuova funzione di copertura per l’occultamento dei nuovi. Per facilitare l’ubicazione e l’occultamento, ho provveduto ad unirli testa a testa tramite nastro da carroziere, al fine di ottenere la stessa forma e dimensioni del barilotto del vecchio condensatore. Il tutto è stato ancorato con il condensatore inferiore ai portacomponenti precedentemente saldati e, data la posizione capovolta del condensatore superiore, ho provveduto, con due fili, a portare i due poli ai rimanenti ancoraggi: in questo modo si è ottenuto un doppio condensatore disposto a cilindro, perfettamente mascherato dal vecchio barilotto che ho infilato agevolmente sopra di essi. Proseguendo, ho sostituito il famigerato “condensatore” per l’accoppiamento della BF tra la rivelatrice/preBF 12AT6 e la finale di BF 50B5 con uno di moderna concezione al poliestere da 10000 pF, e sempre di questo tipo, tra l’anodo e la massa della rettificatrice 35W4. Ho provveduto inoltre alla sostituzione della cordicella di sintonia trovata spezzata con del robusto filo da pesca. Il mobiletto ha necessitato solamente di un piccolo restauro ad un breve tratto nel bordo interno che si era rotto in 4-5 piccoli pezzi dove poggia il coperchio posteriore; la scelta per il collante è andata all’ormai classico “Attak”, e ritengo che sia il migliore ad avere un’ elevata adesività ed un minimo spessore. Per la pulizia ho utilizzato un qualsiasi sgrassatore commerciale per vetri, ed una volta pulito ho tirato tutto a lucido con del buon lucida cruscotti. Alla fine è arrivato l’atteso ed emozionante momento del collaudo: ho sottoalimentato la radio da 220 a 125 volt per 20 minuti, per permettere un graduale e sicuro ripristino della componentistica. Con mia sorpresa, anche con metà tensione la radio riceveva; comunque il vero collaudo è stato quando ho alimentato il circuito per i suoi 220 volt. L’atmosfera era surreale, questa piccola ma dettagliata scala parlante illuminata da una luce piena di sé scandiva le stazioni ricevute. Come da tradizione Marelli, la ricezione risultava limpida e pulita unita ad una notevole sensibilità di ricezione, sicuramente incrementata alla risoluzione circuitale di avere in parallelo due antenne, il filo aereo e la ferrite interna. Il comando di sintonia, dopo la sostituzione della cordicella, risultava morbido e preciso, in pieno sincronismo con la grande manopola laterale per la sintonia.    

 

SCHEMA ELETTRICO

 

 

Stefano V.